Calo demografico: gli effetti sull'Università - University Network

Calo demografico: gli effetti sull’Università

Maria Pilo

Una ricerca condotta da “Talents Venture” ha messo in luce gli effetti che il calo demografico avrà nel mondo dell’Università.

La ricerca di “Talents Venture”

“Talents Venture” è una società che “si occupa di analizzare lo stato dell’Università italiana” e le prospettive occupazionali future, con lo scopo di “sviluppare prodotti e servizi per studenti, investitori, Università ed aziende.” La società ha condotto una ricerca intitolata “Università e Demografia. La sfida di lungo periodo degli atenei italiani”.

Il calo demografico

Da diversi anni, l’Italia sta assistendo a un notevole calo demografico. In particolare, a risentirne sono soprattutto le regioni del Sud. La ricerca, infatti, evidenzia come la popolazione tra i 18 e i 21 anni sia in diminuzione da tempo. In aggiunta, i dati saranno sempre peggiori: si stima che nel 2040 si toccheranno le 414mila unità.

Al Centro-Nord, invece, la popolazione tra i 18 e 21 anni sarà ancora in aumento fino al 2030. Infatti, in queste regioni l’inversione di tendenza avverrà invece nel decennio tra il 2030 e il 2040. Il fenomeno colpirà soprattutto la Valle d’Aosta, le Marche e l’Umbria.

Gli effetti del calo demografico nell’Università

I nati tra il 2019 e il 2022, sono i giovani che nel 2040 avranno tra i 18 e i 21 anni. La diminuzione della popolazione in questa fascia d’età si potrà infatti trasformare in un calo nelle immatricolazioni all’Università. Oltre a questo, secondo la ricerca, molti corsi di laurea sarebbero a rischio: già lo scorso anno accademico (2021/2022), il 18% dei corsi aveva 20 iscritti o addirittura meno. A risentirne saranno soprattutto gli atenei del Mezzogiorno. Nello specifico, il fenomeno riguarderà gli atenei di Enna KORE, Basilicata, Foggia, Sannio e Federico II. Rispetto al 2021/2022, questi potranno vedere una riduzione del numero degli immatricolati in sede tra il 15% e il 24% (entro il 2030). Questo potrebbe anche comportare un calo nelle risorse finanziare da destinare all’Università.

Gli effetti, tuttavia, si potranno avvertire anche al Centro-Nord. L’Università La Sapienza di Roma potrebbe registrare, al 2030, un calo del 6% nel numero degli studenti fuori sede. Nel 2040, invece, nei grandi atenei – le Università che hanno il maggior numero di fuori sede – si potrebbe verificare una riduzione dei fuori sede superiore al 20%.

Le preoccupazioni riguardano soprattutto i territori più fragili, come quelli del Mezzogiorno, in cui gli atenei dovrebbero essere fondamentali leve di sviluppo. Si pensi che le 15 sedi didattiche presenti nei territori che registreranno il declino demografico più severo entro il 2030 sono tutte situate nel Mezzogiorno, e 6 di queste avevano già meno di 100 studenti iscritti al 1° anno nell’a.a. 2021/22

Pier Giorgio Bianchi, CEO e Co-Founder di Talents Venture

In conclusione

Dall’analisi dello studio si evidenzia la necessità di un intervento a livello nazionale, oltre che di iniziative a livello locale, per cercare di trattenere il maggior numero di studenti in sede. Solo agendo prima del tempo, si potranno evitare gli effetti negativi del calo demografico.

Si cercherà di far aumentare il numero di diplomati che dalle scuole superiori si iscrive all’Università, di far aumentare il numero di stranieri immatricolati e di far iscrivere all’università studenti-lavoratori.

Carlo Valdes, Economista e Business Data Manager di Talents Venture

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