App, Qr code e scanner. Questo è il mix di tecnologie, made in Pisa, per tornare in classe. E’ stata infatti la Scuola superiore Sant’Anna ad elaborare un modello avanzato per poter far fronte alla fase due in tutti i suoi aspetti. Dall’inizio dell’emergenza coronavirus uno dei settori maggiormente colpiti è stato quello dell’istruzione. Niente più lezioni frontali, difficoltà a seguire gli insegnamenti da casa, niente più laboratori ed esami sostenuti online.
Ma la scuola non ci sta e tanti sono i passi avanti compiuti dalle Università. A partire dallo studio per risolvere la questione del distanziamento sociale dell’UniSi, fino a quello avviato dall’ateneo di Bologna per testare l’efficacia dell’idrossiclorochina. E adesso è il turno della Scuola Sant’Anna che ha messo in campo i suoi migliori elementi raggiungendo un risultato straordinario.
Come funziona il modello Sant’Anna?
Guanti, mascherine e misurazioni della temperatura rimangono la norma, ma per entrare nella struttura è necessario prima di tutto un Qr code. «Quando si arriva alla portineria, si scannerizza con il telefono il qr code che consente di accedere all’app» ha spiegato Anas Khalil, studente del 4°anno di Medicina a Il Tirreno. Una volta completata, la registrazione viene inviata ad un server che gestisce i dati personali, sempre e comunque nel rispetto dalla privacy. Il server poi inoltra un codice di risposta al telefono, da attivare prima della misurazione della temperatura. «Ci si posiziona quindi davanti al termoscanner e, se questo non suona, si completa il procedimento e si riceve il messaggio che consente l’accesso» ha concluso Anas.
Distanziamento sociale
Una volta superato il triage all’ingresso lo studente, sempre munito di guanti e mascherina, può entrare nelle aule e nei laboratori. Chi frequenta la Sant’Anna deve poi spostarsi negli spazi seguendo percorsi indicati da frecce sul pavimento, che evitano incroci a meno di un metro di distanza. In questo modo è possibile consentire l’ingresso di studenti e docenti, senza violare le norme a proposto del distanziamento sociale.
Separatori in plexiglass
Una delle massime priorità per la Sant’Anna è portare avanti la ricerca. Per fare ciò anche i luoghi di lavoro dei ricercatori si sono dovuti adattare, trovando un equilibrio tra le necessità di andare avanti e quelle di difendersi dal Covid-19.
«Abbiamo riorganizzato tutto – ha sottolineato l’ex rettore Pierdomenico Perata – ogni postazione è dotata di separatori in plexiglass e degli adesivi sul pavimento delimitano gli spazi di lavoro, consentendo in tal modo il rispetto delle distanza di sicurezza, senza interferire con le attività delle altre persone».
Un lavoro collettivo
«Il frutto di un lavoro collettivo» così la rettrice Sabina Nuti ha descritto il modello Sant’Anna. La messa in sicurezza e la ripartenza della struttura è infatti il risultato degli sforzi congiunti del Comitato scientifico e di tutte le varie componenti della Scuola. «La ricerca è fondamentale – ha ricordato la rettrice – per affrontare la fase 2 e la prossima fase 3. Noi vogliamo dare il nostro contributo. Il futuro sarà complicato, perché garantire il distanziamento sociale non è facile, ma abbiamo individuato un sistema che ci ha consentito di ricominciare a lavorare in sicurezza».
Il mix tecnologico app, Qr code e scanner made in Pisa appare vincente. Non solo tutela studenti e docenti sul fronte del contagio ma anche su quello del distanziamento sociale e della ripresa delle attività. Ha perciò tutte le carte in regola per rivelarsi il sistema ottimale di riapertura in sicurezza di scuole e Università, da applicare su scala regionale e nazionale.