L’Unione degli Universitari (UdU) ha presentato al Senato un report in cui ha approfondito diversi aspetti legati ai costi della vita universitaria e al progressivo aumento della tassazione negli ultimi quindici anni. Il dossier mette in luce molte problematiche legate alla frequenza dell’Università, esortando le istituzioni a investire più risorse per incentivare i giovani a proseguire nei loro studi.
I costi degli affitti
I considerevoli tagli apportati dalla Legge Gelmini nell’ambito dell’istruzione universitaria hanno contribuito in misura considerevole alla mancata mancata manutenzione e ristrutturazione degli alloggi universitari, così da causare un notevole peggioramento degli stabili.
Gli enti per il Diritto allo Studio e gli Atenei italiani hanno così preferito ricorrere ad appalti privati, con la conseguenza di rendere più rigidi i criteri d’accesso, non permettere alcun tipo di forme di rappresentanza all’interno delle strutture, un cospicuo aumento degli importi e l’adozione di criteri potenzialmente discriminatori nell’attribuzione dei posti letto.
Il progressivo sottofinanziamento del sistema universitario, inoltre, garantisce soltanto 36.478 posti letto su un totale di 764 mila studenti fuori provincia. Poco meno del 5% del totale.

Gli studenti e le studentesse universitarie si trovano così ad optare per l’affitto di una stanza singola presso privati, in modo da avere più autonomia. A livello nazionale, però, si stima che i costi medi mensili di una stanza singola di 28 mq (misura minima stabilita dalla legge) siano pari a 240.21€, per un totale annuo che si attesterebbe intorno ai 2882.53€. Nel caso, invece, di una stanza doppia da 38 mq, si spenderebbe all’incirca 326€ al mese, per un investimento totale annuo di 3912€, senza considerare, in entrambi i casi, i costi aggiunti e necessari.
Tuttavia, nelle grandi città i prezzi aumentano vertiginosamente: l’affitto medio di una stanza singola a Milano si aggira intorno ai 504€, seguita da Firenze con 414.40€, Roma con 392€ e Bologna con 378€. Nel Mezzogiorno la città più cara è Napoli, con 338.80€ mensili.
Rette sempre più care
Negli ultimi quindici anni, la tassazione media annua nazionale è salita dell’82%. In particolare, al Nord si è assistito a un incremento del 68.90%, al Centro del 63.91%, mentre al Sud del 131.32%, complici i tagli finanziari perpetuati dalla Legge Gelmini.
Il rapporto National Student Fee and Support System in European Higher Education 2020/2021 colloca l’Italia negli ultimi posti in Europa a causa della tassazione più alta e gli interventi per il sostegno del diritto allo studio più bassi. Politiche diametralmente opposte sono state adottate in Germania e nei Paesi Scandinavi, dove gli studi universitari sono completamente gratuiti. In particolare, la Norvegia ha adottato negli ultimi anni forti incentivi statali in questo settore.

Inoltre, è importante sottolineare come anche in Danimarca, Cipro, Estonia, Grecia, Malta, Polonia, Serbia e Turchia venga garantita la totale gratuità degli studi universitari.
Non sorprende quindi come il tasso medio di laureati in Italia ammonti al 20.1%, contro la media europea del 32.8%.
I costi correlati
In media, i costi per frequentare l’Università ammonterebbero a 5000€ all’anno per i frequentanti in sede, 5500€ per i frequentanti abitanti in provincia e 11000€ per gli abitanti fuori provincia che affittano una stanza singola. I fattori considerati sono i seguenti:
- Tassazione;
- Materiale didattico;
- Pasti;
- Trasporto urbano ed extraurbano;
- Affitto e costo di rientro presso la propria residenza.
Tassazione
Ad oggi, il costo medio annuo della tassazione studentesca ammonta a 1353.43€, raggiungendo anche i 2314.46€ al Politecnico di Milano e i 2043.90€ all’Università degli Studi dell’Insubria; situazione analoga per l’Università degli Studi di Pavia (1965.44€) e l’Università degli Studi di Bologna (1871.04€).
Materiale didattico
Il costo del materiale didattico è pari a circa 697.60€, in cui si include l’acquisto di un PC o tablet, la cui spesa è comunque ammortizzata negli anni seguenti di studio.
Pasti
Si stima che un costo medio del pasto sia pari a 7.50€. Annualmente, quindi, gli studenti “in sede” spenderebbero fino a 2730€ in pasti, mentre gli studenti fuorisede fino a 5460€.
Trasporto urbano
A livello nazionale, il costo medio di un abbonamento annuale al trasporto urbano è pari a 200.14€, con uno sconto del 36% rispetto al costo ordinario.
Trasporto extraurbano
Il costo dell’abbonamento extraurbano è molto variabile, dato che dipende principalmente dalla distanza chilometrica tra il luogo di residenza e l’Università. È stato calcolato che uno studente universitario spenda all’anno circa 650€, per un servizio di bassa qualità in cui tendenzialmente non sono previsti sconti.
Rientro in residenza
Mediamente, ciascun fuorisede rientra almeno due volte l’anno nel rispettivo luogo di residenza. La stima minima annua ammonta a circa 410€.
I limiti del PNRR
Il PNRR prevede un investimento di 950 milioni per costruzione, ristrutturazione e manutenzione di nuove residenze universitarie. Vi è inoltre una modifica normativa della legge di disciplina in materia (L. n. 338/2000) che incrementa la quota di finanziamento statale in merito alla residenzialità universitaria, facendola arrivare al 75% del costo totale del progetto.
In questo modo, entro il 2026, verrebbero garantiti ulteriori 100mila posti alloggio, in aggiunta a una maggiore privatizzazione dei servizi e delle gestioni.
Il dossier dell’associazione studentesca, però, sottolinea come questo debba essere soltanto un primo step: considerando tutti i dati contenuti nel report, è necessario investire in questo settore almeno 7 miliardi di euro, con la relativa introduzione di un Canone di locazione per esigenze abitative di studenti universitari e la garanzia di un’adeguata rappresentanza studentesca nelle residenze universitarie.
L’UdU, infine, ritiene che per conseguire una totale gratuità nell’ambito dei fattori sopra considerati, sia necessario investire altri 10 miliardi di euro.
“La pandemia ha fortemente accentuato tutte le criticità e le mancanze statali in tema di servizio pubblico – viene sottolineato nella conclusione del rapporto – Ripartire da una piena gratuità degli studi universitari, incentivando l’istruzione sempre a più livelli e, infine, la ricerca, è la risposta necessaria per investire sul futuro, ripartendo dalle e dai giovani”.