Dall’Università di Perugia le nuove mascherine Social - University Network

Dall’Università di Perugia le nuove mascherine Social

Fiorella Verde

In tempo di quarantena, tra esami online e lezioni tramite webcam, le Università stanno facendo la loro parte anche nella lotta contro il Coronavirus. Un passo importante verso la fase due è made in Umbria. Dall’Università di Perugia, sono in arrivo le nuove mascherine Social, l’ateneo è in prima linea con un progetto pilota per la realizzazione di un innovativo tipo di dispositivo di protezione.

Le mascherine “S”, come ha spiegato Gabriele Cruciani, direttore del Gruppo operativo di supporto (Gos) dell’ateneo umbro, rappresentano una nuova tipologia di mascherine. Simili a quelle chirurgiche, esse non sono classificate come dispositivi medici. Eppure, sono sufficienti a proteggere quella fascia della collettività che non deve lavorare in situazioni ad alto rischio. Per la comunità bastano delle mascherine filtranti prive del marchio CE.

Made in Umbria

Il risultato saranno delle mascherine di qualità, con le specifiche necessarie, e la realizzazione di una filiera umbra alla quale potranno aderire tutte le aziende che desiderano realizzare questi prodotti. «La speranza – ha dichiarato Cruciani al Messaggero – è quella di rappresentare un esempio virtuoso, un modello replicabile in altre regioni».

I requisiti

Sono cinque i requisiti che le nuove mascherine Social dovranno avere per essere messe a disposizione della comunità. La prima l’alta efficienza filtrante, poi una buona respirabilità, con buona resistenza ai liquidi e la possibilità di pulizia microbica e biocompatibilità.

Inoltre trattandosi di un prodotto che deve stare a stretto contatto con la pelle, la mascherina Social dovrà essere biocompatibile e deve evitare di provocare reazioni allergiche.

Controllo qualità

Il controllo qualità sarà effettuato proprio dai laboratori dell’ateneo dell’Università di Perugia, che si occuperà di garantire la presenza di tutti e cinque i requisiti richiesti per la loro commercializzazione. Con la speranza che anche le altre regioni si mettano in modo per aiutare il Paese a ripartire durante la fase due.

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