La tematica ambientale è ormai tornata alla ribalta, si vedano i globali FridaysForFuture o la rinascita dei Verdi europei. La voce autorevole di Elena Verdolini, ricercatrice all’EIEE (European Institute on Economics and the Environment) e fra i Lead Author del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), ci spiega l’obiettivo della sua ricerca, 2D4D (Disruptive Digitalization for Decarbonization), vincitrice dell’ERC-Starting Grants, aggiungendo una panoramica sulla situazione attuale.
Una ricerca per tutti

La digitalizzazione per la decabornizzazione. Che legame esiste tra questi due fenomeni? E qual è l’obiettivo della sua ricerca?
Il legame più evidente tra digitalizzazione e decarbonizzazione è dovuto al fatto che le tecnologie digitali avranno un impatto importante sulla domanda di energia. Da un lato, esse consumano elettricità. Dall’altro, possono aumentare l’efficienza dei processi produttivi, e dell’utilizzo dell’energia più generale. Ad esempio, la domotica negli edifici ottimizza i consumi e evita gli sprechi, mantendo allo stesso tempo un alto livello di comfort. Allo stesso tempo, però, l’utilizzo di apparati digitali aumenta i consumi di energia nelle case. Studiare quale di questi effetti prevarrà sull’altro è importante per capire se la digitalizzazione inibirà oppure faciliterà il processo di decarbonizzazione.
Esiste però un altro legame tra digitalizzazione e decarbonizzazione, un legame in realtà meno visibile e ovvio, ma altrettanto importante. Esso dipende dal fatto che la decarbonizzazione è vista come una importante opportunità di modificare i nostri sistemi produttivi verso una produzione e un consumo più sostenibili. Secondo molti, infatti, il processo di decarbonizzazione può portare con sè “co-benefici” che includono, ad esempio, il rilancio dell’economia, la creazione di posti di lavoro “green”, e una più equa e sostenibile distribuzione delle risorse nelle nostre società. Le tecnologie digitali avranno un significativo impatto economico e sociale nei prossimi decenni, e questo influenzerà la possibilità di riuscire a capitalizzare sui co-benefici della decarbonizzazione. Molto semplicemente, la digitalizazzione rivoluzionerà le condizioni quadro all’interno delle quali dovremmo perseguire il processo di decarbonizzazione. In questo senso, ancora una volta, la digitalizzazione potrebbe favorire la decarbonizzazione attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro qualificati, oppure ostacolare il processo di decabonizzazione creando nuove, impreviste barriere al cambiamento.
L’obiettivo della mia ricerca è dunque quello di capire come la digitalizzazione influenzerà la domanda di energia, la competitività delle imprese e il benessere dei consumatori. Per snocciolare queste questioni, mi concentrerò su tre tecnologie digitali cosidette “distruptive”, ossia con potenzialità “dirompenti”: la manifattura digitale (nota anche come stampa in 3D), l’uso di mobilità altamente integrata nel settore dei trasporti (MaaS – Mobility as a Service in gerco tecnico) e l’utilizzo di domotica negli edifici. Queste tre tecnologie hanno il potenziale di influenzare in maniera marcata l’uso di energia, il mercato del lavoro, la competitività delle imprese, i business models, e l’accessibilità a servizi in tre settori cruciali per il processo di decarbonizzazione, ossia la manifattura, i trasporti e gli edifici. Questi settori contribuiscono attualmente molto marcatamente alle emissioni di gas clima-alteranti.
Intendo poi utilizzare i risultati della mia ricerca per informare i decisori politici riguardo a come implementare politiche appropriate a rendere la digitalizzazione un fattore facilitante per la decarbonizzazione.

Ursula von der Leyen, nuovo presidente della commissione europea, ha nominato come propri vicepresidenti esecutivi Frans Timmermans, con delega all’Ambiente e oceani, promotore dell’European Green Deal e Margrethe Vestager, commissionario alla Concorrenza e all’Industria digitale. I maggiori investimenti europei quindi si concentreranno qui. Quali consigli e interventi suggerirebbe ai due vicepresidenti?
Queste due nomine dimostrano che il tema della mia ricerca è un tema di grande attualità. Decarbonizzazione, da un lato, e rilancio dell’economia attraverso il digitale, dall’altro, sono importanti aree di interesse e leve per i decisori politici. Sebbene al momento io non abbia prodotto risultati, in quanto la mia ricerca partirà soltanto con il nuovo anno, sono convinta che il miglior consiglio che si possa dare Frans Timmermans e Margrethe Vestager sia quello di instaurare da subito una collaborazione stretta, e un dialogo continuo, per assicuare che decarbonizzazione e digitalizzazione vengano promosse in modo sinergico, e con l’obiettivo di minimizzare i costi di queste due transizioni epocali.
Il fenomeno Greta
Nella nostra rubrica settimanale “Talking about” molti utenti hanno ritenuto Greta Thunberg un semplice “fenomeno mediatico” o una “mossa di marketing”. Seppure lo fosse, un tema che impatta su tutti noi non meriterebbe l’attenzione che solo una ragazzina di 16 anni è riuscita ad attirare?
Qualche anno fa sono stata chiamata ad un workshop organizzato dal Direttorato per la Ricerca e Innovazione della Comunità Europea. Il mio intervento aveva lo scopo di presentare i risultati di un progetto su cui stavo lavorando, e che trattava di strategie per la decarbonizzazione, ai membri dell’High Level Panel for the European Deep Decarbonization Pathways, un gruppo di esperti e personalità del mondo politico e industriale fortemente impegnati a promuovere il processo di decarbonizzazione. L’High Level Panel aveva ricevuto il mandato dal Commissario Moedas di redigere un rapporto che identificasse importanti aree di intervento e investimento, in particolare per Ricerca e Sviluppo, per promuovere il processo di decarbonizzazione in Europa. Durante il workshop mi fu chiesto quale ingrediente fondamentale mancava per poter affrontare con successo la sfida legata alla decarbonizzazione. La mia risposta fu che mancava leadership, ed in particolare la leadership necessaria a ispirare politici, cittadini, imprenditori europei ad impegnarsi in una transizione a mio avviso necessaria (visti gli altissimi rischi e costi collegati con l’aumento della temperatura media globale), ma innegabilmente impegnativa, difficile e costosa. Mai mi sarei aspettata che questa leadership arrivasse da una 16enne. Eppure, così è stato. Greta, e il fenomeno ad essa associato, è riuscita a scuotere gli animi, e far raddrizzare le orecchie rispetto ad un problema che alla comunità scientifica è noto da almeno due decenni, ma che non era riuscito a scalare la lista dei grossi problemi del nostro tempo. Personalmente, sono poco interessata alle polemiche riguardo al fenomeno mediatico di Greta, alle insinuazioni che possa essere pilotata, o strumentalizzata da altri. Per me quello che conta è che sia riuscita a svegliare le coscienze, e che continui a tenerle sveglie per gli anni a venire. E non coscienze qualunque: le coscienze di una generazione di giovani, di ragazzi che spesso ci piace dipingere come apatici e viziati, che in realtà si stanno dimostrando molto più sul pezzo di quello che noi adulti crediamo. Vedere queste coscienze sveglie mi dà infinita speranza rispetto alla sfida che dobbiamo affrontare.