Il problema “fuga di cervelli” ritorna annosamente all’attenzione nazionale, in congiunzione con scarse iscrizioni accademiche o mancati investimenti. Ultimamente, il tema ha preso nuovo slancio dalle affermazioni della Ministra per l’Università e la Ricerca (MUR) Maria Cristina Messa durante delle audizioni in Senato.
La Ministra ha annunciato lo stanziamento di 600 milioni di euro per richiamare e attrarre ricercatori italiani ed europei e così invertire la tendenza negativa dei “fuggiaschi”.
La situazione
Il “Referto sul sistema universitario 2021” delinea un quadro infausto. Come un medico costretto ad asserire il futuro infelice di un paziente, il Referto descrive l’attuale situazione accademica italiana.
Ogni frase sembra una sentenza:
Con specifico riferimento all’istruzione terziaria, è stato evidenziato che, nonostante i miglioramenti, il sistema di istruzione terziaria, in Italia, continua a risentire della mancanza di finanziamenti e il tasso di istruzione rimane basso. I tassi di completamento e la durata media degli studi registrano miglioramenti, sebbene la spesa per l’istruzione terziaria, allo 0,3 per cento del Pil nel 2017, sia ben al di sotto della media UE (0,7 per cento).
In particolare:
Le limitate prospettive occupazionali generali spingono sempre più laureati a lasciare il Paese (+41,8 per cento, rispetto al 2013). La “fuga di cervelli” non è compensata da un analogo afflusso di persone altamente qualificate dall’estero: il saldo netto è, dunque, negativo.
Il PNRR: 600 milioni per limitare la fuga di cervelli
L’intervento in audizione della Ministra Messa suona così come un accorato tentativo di invertire la rotta e trasformare l’Italia in una meta per ricercatori e ricercatrici.
I 600 milioni, che rientrano negli investimi e negli obiettivi previsti dal PNRR, serviranno a sostenere circa 900 giovani ricercatori, italiani oppure europei.
Inoltre, questi ultimi dovranno essere vere e proprie eccellenze del panorama comunitario, vincitori, per esempio, di progetti e finanziamenti europei come il “Marie Skłodowska-Curie”. Le Università potranno servirsi di strumenti come la chiamata diretta.
Infine, la Ministra ha rivolto particolare attenzione a un’altra “questione meridionale”:
Dobbiamo riequilibrare la cronica carenza di chiamate dirette degli atenei del Mezzogiorno.