Next Generation EU: i fondi per i giovani a confronto

Alice De Luca

Nel luglio 2020 il Consiglio Europeo ha approvato lo stanziamento di 750 miliardi di euro per il Next Generation EU, fondo per il sostegno finanziario degli stati membri dell’Unione Europea colpiti dalla pandemia. I paesi beneficiari hanno cominciato a compilare i rispettivi piani di spesa, che vanno consegnati alla Commissione entro il 30 aprile 2021. Nessuno dei programmi risulta definitivo, ma sono consultabili le bozze provvisorie. Grazie a queste si può confrontare la quantità di denaro che ciascuno stato ha destinato a progetti riguardanti i giovani.

Next Generation EU in Italia

Dei 750 miliardi di euro europei, l’Italia ne ha ottenuti 222,9 che vanno a costituire il Recovery Fund. È invece il Recovery Plan a definire il piano di spesa di questo denaro. La pubblicazione della sua ultima bozza risale al 12 gennaio.

Nelle sue premesse il programma dichiara che le nuove generazioni godranno delle ricadute positive delle politiche più generali previste dal Recovery Plan. Il tema “giovani” viene dunque presentato in modo trasversale rispetto agli altri campi di intervento, come un ambito che beneficerà soprattutto per riflesso dei successi ottenuti nelle altre missioni del piano (digitalizzazione e innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale).

Politiche rivolte più direttamente ai giovani sono presenti soprattutto nella missione “Istruzione e ricerca” che prevede una spesa di 28,5 miliardi di euro, pari al 12,8 % del totale. Queste stime però comprendono risorse dedicate a tutti i livelli d’istruzione. Se invece scendiamo nel dettaglio alle voci destinate esclusivamente alle Università (alloggi per studenti, borse di studio e accesso gratuito all’Università, didattica e competenze universitarie avanzate, formazione professionalizzante e collaborazione Università-territori, orientamento nella transizione scuola-Università, finanziamento giovani ricercatori, dottorati innovativi e immissione di ricercatori nelle imprese), la spesa cala a 4,8 miliardi, cioè il 2,2% del totale. Si tratta comunque di stime molto generiche, nelle quali non rientrano, ad esempio, molti finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo, politiche per il lavoro e potenziamento del servizio civile universale. Proprio a causa della trasversalità del tema, l’analisi non può quindi avere pretese di precisione.

Next Generation EU in Francia

La Francia beneficerà del Next Generation EU per una somma totale di 100 miliardi di euro. La bozza del piano di spesa riporta una sezione intitolata “giovani”, dedicata alle politiche per l’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro, a cui sono destinati 5,7 miliardi. Ma il programma approfondisce parzialmente il tema della formazione soltanto nella sezione “ricerca”. Nello specifico, per il campo universitario sarebbe programmata una spesa di circa 3 miliardi, pari al 3% del totale.

Spagna

Alla Spagna sono destinati fondi per un totale di 140 miliardi di euro. Nella bozza del suo Recovery Plan gli stanziamenti compaiono solo in percentuale. La missione “Educazione e conoscenza, apprendimento permanente e rafforzamento delle capacità”, che sembra quella maggiormente orientata ai giovani, prevedrebbe la spesa del 17,6 % delle risorse. Di nuovo, però, vi sono incluse tutte le fasce d’età. In riferimento alle Università appaiono solo generici progetti di digitalizzazione, modernizzazione dei programmi di studio e potenziamento della connettività. Tuttavia non sono riportate stime di spesa precise per nessuno di questi interventi.

Germania

Anche la Germania sembra dedicare una sezione all’educazione nel suo complesso, con una missione di “Digitalizzazione dell’istruzione”. Questa comporterebbe una spesa di circa 1,4 miliardi di euro, pari al 4,9% del totale (29 miliardi). Si tratta però di una proposta che ancora una volta non distingue i livelli di istruzione e suggerisce interventi generici: sviluppo di una piattaforma nazionale per la didattica digitale, formazione degli insegnanti in ambito informatico, fornitura di dispositivi mobili per insegnanti e alunni bisognosi.

Un calcolo difficile

Quello fatto fino ad ora non può che essere un bilancio parziale, sia per la provvisorietà delle bozze, sia per la mancanza di dati accurati. Un’imprecisione causata anche dalla trasversalità e dall’ampiezza del tema “giovani”, fattori che complicano il calcolo. In particolare per quanto riguarda l’Italia resta ancora tutto da decidere. A seguito della crisi di governo, infatti, si dovrà procedere alla revisione del piano.

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