Università: l’appello in dieci punti rivolto a Draghi

Sara Aurora Cimminiello

Dopo pochi giorni dell’insediamento del nuovo Governo Draghi, restano molti dubbi riguardo l’Università e la ricerca.

Alcuni esponenti delle istituzioni accademiche italiane si sono sentiti in dovere di dare voce a queste preoccupazioni, lanciando un appello allo stesso Primo Ministro entrante. Non si tratta di una nuova iniziativa, ma di un’ulteriore richiesta di ascolto da parte delle Università.

L’appello di dieci punti rivolto a Draghi è disponibile online, e gli ideatori sperano di incontrare il favore del nuovo Governo.

Aumento degli investimenti

I firmatari dell’appello considerano di importanza vitale l’aumento dei fondi destinati agli atenei, come i finanziamenti ordinari dell’Università e degli enti di ricerca.

Un altro investimento significativo siede nel trasferimento tecnologico per incentivare la produzione di nuovi brevetti e renderli “industrializzabili”, con uno sguardo rivolto alle intelligenze artificiali. Inoltre per riacquisire competitività a livello mondiale sarà necessario aumentare il numero di insegnanti e ricercatori giovani.

Consentendo di fare carriera in Italia, si scoraggerebbe il fenomeno della “fuga di cervelli” che ogni anno costa al Paese 14 miliardi di Euro.

Innovazione e internazionalizzazione

L’appello chiede di valorizzare i dipartimenti più innovativi degli atenei, favorendo il loro dialogo con le varie realtà territoriali, e creando infrastrutture di ricerca legate a enti internazionali e non.

Nell’ottica internazionale si vorrebbe favorire l’esportazione della ricerca. Così facendo si faciliterebbero scambi con l’estero, fungendo da polo attrattivo per ricercatori e studenti stranieri.

Riforme mirate

Tutto ciò non sarebbe possibile senza delle riforme Ad Hoc, che mirino ad aumentare l’autonomia delle università, dei dottorati e delle lauree professionalizzanti.

L’obiettivo sarebbe quello di liberare gli atenei dalle briglie che limitano l’attività di ricerca e il dialogo con realtà esterne, in particolare con il mondo dell’impresa.

Come affermato dagli autori dell’appello, “molte di queste riforme sono già pronte, attendono solo di essere varate. Ricerca e innovazione non possono più aspettare, perché l’Italia non può perdere competitività”.

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