Sui nostri social abbiamo voluto lanciare un appello per ricordare alle istituzioni l’importanza dell’Università e della Ricerca, ma è giusto approfondire anche qui alcuni punti critici di una “ripresa” che ha ignorato quasi del tutto gli universitari.
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Ecco alcuni aspetti su cui vorremmo soffermarci e su cui abbiamo ancora poche o zero risposte.
Fuorisede e affitti
Durante il lockdown molti fuorisede si sono ritrovati a gestire affitti e contratti, spesso a distanza, poiché la pandemia e le relative misure di controllo e distanziamento hanno coinciso con la fine della sessione, e quindi con il rientro a casa di molti studenti. Molti hanno trovato accordi con i propri affittuari, ma non per tutti è stato semplice raggiungere un compromesso.
Da mesi si richiede un sostegno alle famiglie e agli studenti che si sono trovati in difficoltà, e alcune risposte sono arrivate.
Diverse Regioni hanno aperto dei fondi, e il deputato Cinque Stelle Luigi Iovino ha proposto un emendamento, poi approvato, che prevede lo stanziamento di un fondo da 20 milioni di euro per rimborsare gli affitti agli studenti con un Isee inferiore ai 15mila euro.
A oggi non sono ancora ben chiare le modalità per effettuare la richiesta.
Organizzazione dell’anno accademico
Mille le proposte per la “riapertura” degli atenei.
L’Università Cattolica ha voluto fornire più alternative agli studenti, che potranno scegliere di frequentare in presenza (con i dovuti distanziamenti e le misure di sicurezza) oppure online, o ancora adottare soluzioni miste.
La Statale di Milano accoglierà in presenza, nel primo periodo, le matricole, a cui saranno dedicati dei programmi di orientamento. Molte le lezioni online, in presenza si svolgeranno le attività specifiche di laboratorio.
Il Politecnico accoglierà tutti, estendendo l’orario accademico, pur garantendo le lezioni da remoto.
Ogni ateneo si è adattato come meglio ha creduto alla gestione del nuovo anno accademico, e questo ha alimentato una situazione già caotica, per quanto necessaria per garantire gli standard di sicurezza.
Fondamentale è non tralasciare il problema del divario digitale, per cui sono previsti dei fondi con i quali si proverà ad assottigliarlo. Non tutti gli studenti possono frequentare a distanza: avere un pc e una rete stabile a propria disposizione non sempre è scontato. I dispositivi mobili possono colmare l’assenza di un computer, ma fino a un certo punto. Non intervenire seriamente per colmare il digital divide significa non solo mettere a rischio l’istruzione di molti ragazzi, ma anche favorire le disparità.
Non solo studenti
Molti ragazzi nella fascia tra i 19 e i 24 anni non sono solo studenti, ma anche lavoratori, e tanti sono in cerca di un’occupazione.
Gli ultimi dati Istat sul mondo del lavoro rilevano un aumento del tasso di disoccupazione nella fascia da 15 i 24 anni: 27,6%.
Il dibattito sul tema è ormai aperto da molto tempo, fenomeni come la “fuga di cervelli” ne sono la prova lampante, ma non solo.
Già prima della pandemia la situazione era preoccupante e ora, con una crisi economica globale in corso e un domani sempre più incerto, gli spazi per i giovani diminuiscono ancor di più.
E gli universitari?
Manca poco all’inizio del nuovo anno accademico e molti studenti si ritrovano senza una casa, senza un’istruzione equa e completa e senza un lavoro.
Tanti ragazzi hanno riposto le proprie speranze e i propri sforzi nell’istruzione, hanno scelto di continuare a studiare per formarsi e formare un futuro migliore e non così lontano come può sembrare.
La nostra generazione dovrà già affrontare enormi sfide.
Dobbiamo essere preparati al meglio per poterle gestire, e per questo abbiamo bisogno dell’Università. Le istituzioni devono essere consapevoli dell’enorme importanza che riveste la formazione universitaria, non solo per il nostro futuro, ma anche per quello della collettività.
L’Italia non può restare indifferente, gli studenti meritano risposte certe.